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Il cibo in scatola ritorna nelle nostre dispense con il Coronavirus

Sono ormai più di duecento anni che il cibo in scatola, conservando e proteggendo gli alimenti, rappresenta una risorsa preziosa sia per ridurre drasticamente i tempi in cucina, sia per superare stati di emergenza, epidemie e guerre. E anche il Coronavirus non fa eccezione.

L’Associazione Nazionale fra i Fabbricanti di Imballaggi Metallici e Affini (Anfima) segnala che in queste settimane nei supermercati italiani si è registrata una vera e propria impennata degli acquisti di prodotti confezionati in imballaggi in acciaio: dai barattoli di pomodoro (+82,2%) alla carne in scatola (+56%, vedi EFA News) e cresce anche il tonno sott’olio (+33,6%). Per Confagricoltura l’acquisto di cibi in scatola nel suo complesso ha registrato un incremento del 29%.

Non voglio certo fare l’elogio dei cibi in scatola, i cibi freschi hanno sicuramente più sapore, sono più genuini, hanno ricchezza di nutrienti e sono senza additivi, ma in una situazione di emergenza come quella in cui stiamo vivendo, non mi sento di demonizzarli. Bisogna solo fare attenzione alla quantità e alla frequenza perché nella maggior parte dei casi sono ricchi di grassi, zuccheri e sale.

cibi in scatola ai tempi del COVID-19 ci aiutano a risparmiare, ad avere riserve “a lunga conservazione” e in generale a garantirci più velocità in cucina, ma bisogna saperli scegliere leggendo attentamente le etichette.  Nella maggior parte dei casi tutti siamo abituati a buttare un occhio alla scadenza o a controllare che tra gli ingredienti non figurino conservanti (in particolare solfuri e nitrati, potenzialmente dannosi per la salute), ma dobbiamo spendere un pochino più di tempo avanti ad un barattolo inscatolato: prendiamo come esempio la carne in scatola. Una buona abitudine sarebbe quella di preferire quei prodotti che dichiarano di usare il muscolo dell’animale, privato del grasso e ripulito da cartilagini, tendini, pelle, quindi tagliato in pezzi uniformi prima di essere cotto nel brodo, sottoposto a salatura e inscatolati insieme alla gelatina (che ne aumenta il potere saziante) con l’aggiunta di additivi per addensarli.

Non deve inoltre passare in secondo piano la data di confezionamento: un prodotto che dichiara una conservazione lunga 5 anni, è un prodotto sottoposto a sterilizzazione in autoclave (temperature di 120° per circa 75 minuti) e che perde parte delle proprie sostanze (sali minerali, aminoacidi e vitamine solubili); pensate ad una scatola di ortaggi: se è stato inscatolato durante l’inverno sta a indicare che ha subito trattamenti aggiuntivi e ha più additivi rispetto a un altro confezionato durante l’estate…

Un consiglio che sono solito dare è quello di non badare all’offerta del giorno, perché dobbiamo essere attenti anche alla composizione dei contenitori: la differenza la fa la qualità. Aziende che trascurano il materiale di inscatolamento a favore di un prezzo più competitivo rispetto alla concorrenza, espone il consumatore a rischi metabolici e di intolleranze perché il processo di realizzazione dei cibi in scatola potrebbe aumentare il rischio di esposizione al BPA e al nichel.

L’Ufficio Regionale per l’Europa dell’Oms però nei consigli alimentari e nutrizionali per la quarantena suggerisce l’acquisto di cibo in scatola a patto che siano di qualità. Verdure e legumi, carni e prodotti ittici, frutta sciroppata e al naturale, prodotti di nicchia come caviale o ventresca di tonno: l’offerta di certo non manca, è la fantasia a fare la differenza. Ho sempre sostenuto che si mangia anche con gli occhi, e un piatto triste ovviamente non aiuta né in momenti di dieta né, soprattutto, in quelli di emergenza… basta non limitarsi ad aprire la scatoletta e versare il cibo nel piatto. Proviamo piuttosto a sbizzarrirci in cucina inventando ricette sfiziose con protagonisti “poveri”, considerando che anche quelli racchiusi in piccoli contenitori di banda stagnata possano essere un valido aiuto per preparare piatti sani, leggeri ed equilibrati e possono essere utili per dare più sapore ad altre verdure fresche con poche calorie. Proviamo per esempio oltre al tonno al naturale, al salmone o alla carne in gelatina, ad arricchire un’insalata con fagioli, ceci o mais; oppure ancora: con un scatoletta da 80g di tonno al naturale, un po’ di pomodoro in scatola, un cucchiaio di olio Extravergine d’oliva e 50g di pasta è possibile preparare un piatto unico completo con meno di 400 calorie.

Un consiglio…

Non consumare il contenuto di barattoli che si presentano rigonfi: la confezione deformata può essere indice di fermentazioni e presenza di microrganismi patogeni. Una volta aperta la scatoletta, il prodotto non consumato va conservato in frigorifero, per evitare che si ossidi. Il loro gusto non è sempre eccellente. Può capitare di consumare cibi in scatola di tanto in tanto ma sarebbe bene non farne un’abitudine

Una curiosità…

Per secoli, la conservazione dei cibi si è limitata esclusivamente alla salagione, all’essiccazione e all’affumicamento, metodi che però non preservavano dalla minaccia dello scorbuto. Sapete a che anno risale il primo “inscatolamento”? Al 1795 grazie al cuoco Nicolas Appart. A questo link trovate un simpatico resoconto storico sulla nascita del cibo in scatola: http://ladietamediterranea.info/il-cibo-scatola

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