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La fabbrica delle vitamine

Le vitamine sono micronutrienti vitali indispensabili per il nostro organismo.

Sono definite micronutrienti perché è necessario assumerne piccole quantità (milligrammi o microgrammi), sebbene svolgano funzioni fondamentali per il nostro organismo e stati di carenza possono causare diversi disturbi o malattie a seconda del tipo di vitamina.

Chi produce le vitamine?

L’organismo umano non è in grado di produrre autonomamente la maggior parte delle vitamine che bisogna introdurre principalmente con gli alimenti. Uniche eccezioni sono la vitamina D, che può essere sintetizzata a partire dal colesterolo se la pelle è esposta ai raggi UV-B della luce solare, e la niacina (vitamina B3 o PP) che può essere sintetizzata a partire dall’amminoacido triptofano.

Gli alimenti sono la fonte principale di vitamine, tuttavia c’è il Microbiota intestinale che dà il suo forte contributo: alcune specie batteriche probiotiche, in particolare bifidobatteri (es Bifidobacterium adolescentis) e batteri lattici (es Lactococcus lactis, Lactobacillus gasseri, Lactobacillus reuteri, Lactobacillus rhamnosus), sono in grado di sintetizzare la vitamina K e svariate vitamine del gruppo B, quali cobalamina (vitamina B12), acido folico (vitamina B9), tiamina (vitamina B1), piridossina (vitamina B6), riboflavina (vitamina B2).

La vitamina K (“anti-emorragica”) comprende una famiglia di vitamine con un ruolo importantissimo nel processo di coagulazione del sangue ed esiste in natura principalmente in due forme: K1 o fillochinone, presente negli alimenti di origine vegetale, in particolare nelle verdure a foglia verde, e K2 o menachinone, presente negli alimenti di origine animale e prodotta dal microbiota intestinale a partire dal fillochinone.

Recenti evidenze dalla letteratura scientifica suggeriscono che alcuni menachinoni prodotti dai batteri possano avere caratteristiche uniche, tra cui proprietà anti-infiammatorie, e biodisponibilità e bioattività superiori rispetto ai fillochinoni.

Di conseguenza, anche basse quantità di vitamina K2 prodotta dai batteri intestinali potrebbero avere un impatto significativo sulla salute dell’ospite.

Le vitamine del gruppo B (“vitamine energetiche”), sebbene intervengano anche in molti altri processi, come lo sviluppo e le funzioni delle cellule del sistema immunitario.

La maggior parte delle vitamine del gruppo B è coinvolta nel metabolismo energetico delle cellule, cioè in quell’insieme di reazioni biochimiche che permettono alle cellule di ricavare energia dagli alimenti, immagazzinandola sotto forma di ATP (adenosin-tri-fosfato), la molecola che funge da “moneta di scambio” dell’energia a livello cellulare.

Ciascuna di queste reazioni metaboliche richiede la presenza di un enzima specifico, una proteina che agisce da catalizzatore, così che la reazione possa avvenire a una velocità compatibile con la vita. Per svolgere la loro funzione, alcuni enzimi necessitano della presenza di altre molecole, i cosiddetti cofattori, senza cui rimarrebbero in uno stato inattivo.

Le vitamine del gruppo B agiscono come cofattori enzimatici nelle reazioni metaboliche coinvolte nella produzione di energia.

I batteri commensali dell’intestino possono influenzare il metabolismo energetico del loro ospite attraverso la produzione di metaboliti “energetici”, tra cui le vitamine del gruppo B.

La relazione tra microbiota intestinale, i suoi metaboliti e la fatica non è del tutto chiara.

Tuttavia, alcuni studi recenti condotti sulla sindrome da fatica cronica hanno suggerito un possibile ruolo della disbiosi intestinale nella patogenesi di tale disturbo.

La sindrome da fatica cronica è caratterizzata dalla persistenza di sintomi quali affaticamento, dolore muscolare, mal di testa, disturbi gastrointestinali, malessere post-sforzo e la sua eziologia non è ancora nota.

L’analisi del Microbiota intestinale nei pazienti affetti da questo disturbo ha rivelato, rispetto ai soggetti sani, una minore diversità tra specie batteriche, un aumento delle specie pro-infiammatorie, quali Proteobatteri e Prevotella, e una diminuzione delle specie anti-infiammatorie, in particolare Faecalibacterium prausnitzii e Bifidobatteri.

Approcci terapeutici volti a modificare la composizione del microbiota intestinale potrebbero essere uno strumento per controllare lo sviluppo e/o la progressione della sindrome.

Un intestino sano può darci una vera e propria carica di energia

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