Il Nichel è un metallo presente in moltissimi alimenti. Lo si trova inoltre nelle sigarette e nell’ambiente (fertilizzanti, gas di scarico delle macchine, ecc…)
I disturbi associati al Nichel derivano dall’accumulo, ossia da una concentrazione piuttosto elevata dell’elemento
assorbito dal corpo. Ciò significa che in soggetti intossicati basta una minima quantità per scatenare i sintomi,
mentre soggetti disintossicati hanno una più alta tolleranza. Generalmente le donne sono maggiormente
interessate a causa dell’earpiercing e degli articoli di bigiotteria.
Non è possibile eliminare definitivamente questa sostanza dalla vita di un soggetto, ma chi è sensibile al Nichel
dovrebbe cercare di limitare le fonti con cui viene a contatto.
■ pruriti e dermatiti da contatto in varie zone del corpo, con arrossamento della cute, lacerazione,
desquamazione, prurito e bruciore
■ afte o infiammazioni boccali e gengivali
■ gonfiori o crampi addominali; disfunzione intestinale
■ sbalzi di peso
■ senso di nausea, gastrite e colite
■ malessere generale diffuso, senso di stanchezza
■ cistite
■ difficoltà respiratorie, rinite, asma
■ tachicardia
■ vertigini, emicrania e giramenti di testa
■ perdita di capelli
I sintomi, che si possono sviluppare nel tempo, sono determinati anche dalla quantità di nichel che l’organismo
ingerisce o dalla quantità con cui viene a contatto. Nel caso di allergia al metallo invece i sintomi possono essere
più accentuati, soprattutto per quanto riguarda la dermatite da contatto; si possono avere anche dei casi di crisi
respiratoria, febbre, fibromialgie, artralgie, sindrome da stanchezza cronica.
Per alleviare i sintomi è necessario (anche se si hanno solo sintomi dermatologici) seguire una dieta povera di
Nichel. E’ sempre bene valutare con il proprio medico il da farsi e seguire una dieta di eliminazione adatta.
La raccolta del sangue con metodo capillare può essere effettuata con due tipologie di capillari: “capillari per uso diretto” e capillari muniti di “tappo provetta”, o chiamati anche a “tunnel”. I primi si utilizzano quando il campione viene direttamente riversato nello strumento o sul sistema a rotore di analisi con un meccanismo a spinta dato da un pistone manuale. Il secondo tipo viene utilizzato quando lo strumento “aspira” dalla provetta ottenuta la quantità pretarata di campione da analizzare, dopo che l’operatore ha rimosso il “tunnel”. Il primo tipo di capillare viene utilizzato soprattutto in chimica clinica e la sua superficie interna è ricoperta di anticoagulante eparinico, il secondo tipo viene usato in ematologia e sul fondo della provetta si troverà come anticoagulante l’EDTA.
Utilizzando sempre le opportune precauzioni, l’operatore disinfetta con un opportuno disinfettante, inerte ai fini dell’analisi, e attende la completa asciugatura del liquido. Successivamente, crea un piccolo foro mediante un sistema a lancetta sulla parte laterale del polpastrello preferibilmente del dito medio o anulare di una delle due mani.
È importante cercare di pungere il polpastrello nella sua parte più rosea e tra tutti polpastrelli bisogna ricercare il più irrorato, quindi il più rosso.
Nel momento della puntura è importante che mediante la “presa”, le dita dell’operatore creino una sorta di “cuscinetto di carne” sotto al pungidito, in modo da tagliare in modo ottimale la rete di capillari. Il pungidito non va mai premuto sul dito, in quanto il capillare non verrebbe tagliato nella sua forma piena, ma schiacciata e non irrorata.
Ideale è scaldare leggermente la mano prima della puntura, al fine di ottenere un abbondante microcircolo e rendere più facile l’uscita del sangue evitando in questo modo eccessive manovre di spremitura.
La prima goccia di sangue che esce dalla micro ferita dopo puntura con la lancetta, viene asciugata senza includerla nel campione d’analisi, in quanto potrebbe contenere una quota eccessiva di fluidi tissutali.
Il flusso in uscita viene mantenuto ponendo sempre la mano del paziente più in basso rispetto al livello del cuore. Per facilitare l’uscita si applicano leggerissime forze nelle aree circostanti sul polpastrello, senza mai eseguire un effetto di “mungitura”, che crea alterazioni sulla concentrazione di cellule ematiche, oltre che indurre emolisi.
■ Evitare tutti i cibi normalmente ad alto contenuto di nichel (come cacao, cioccolato, the, caffè, soia, frutta
oleosa e legumi)
■ Evitare in generale gli alimenti industriali confezionati (es, merende, pane in cassetta…)
■ Evitare le bibite e gli alimenti contenuti in scatolette di alluminio e lattine e preferire le confezioni in vetro
■ Non va bevuta né usata per cucinare la prima acqua che esce dal rubinetto la mattina, in quanto il nichel
può essere stato rilasciato del rubinetto durante la notte
■ Evitare Il fumo di sigaretta visto che nelle sigarette il nichel è presente in misura di 1-3 μg per sigaretta
■ Per la cottura non devono essere utilizzati utensili nichelati. Preferire pentole di ghisa, vetro, alluminio
anodizzato oppure di acciaio inox garantito senza nichel.
■ Attenzione ai gioielli, oltre che ai gancetti, ai bottoni e alle cerniere di abiti, scarpe e accessori. Oggetti di
uso comune come accendini, montature di occhiali, cinturini degli orologi, oggetti di cartoleria in metallo,
viti, ganci, gancetti del reggiseno, fibbie delle cinture, chiavi, rasoi elettrici, gioielli di bigiotteria, oro bianco,
monete e alcuni telefonini con parti in metallo contengono nichel.
■ Attenzione alla scelta dei prodotti per l’igiene personale (shampoo, bagno schiuma, ecc…)
In passato il nickel veniva utilizzato anche nelle leghe per apparecchi ortodontici e per protesi. Ora ne viene
generalmente escluso.